Primo contatto con un marchio tutto nuovo. Almeno per i nostri mercati, visto che negli Usa Infiniti gode di solida fama. Tutt'altro che usurpata, almeno a giudicare dal crossover Ex37, forse il più adatto al mercato italiano tra i quattro modelli (gli altri sono la G37 Berlina e Coupé e il muscoloso Suv Fx , l'unico a disporre del 5.0 V8 da 398 Cv accanto all'onnipresente 3.7 V6 da 320 Cv): basta accomodarsi al volante e guardarsi attorno per capire che Infiniti è davvero una brand di lusso (della Nissan, per chi ancora non lo sapesse).
Materiali e finiture regalano la sensazione di un accogliente salotto, la gestione elettrica di sedili e volante semplifica l'approccio con la vettura e aiuta a trovare con facilità la posizione di guida più confacente. A questo punto si preme il pulsante "Start" – la chiave di avviamento può rimanere tranquillamente nella tasca dei pantaloni – e il V6 comincia a ronfare silenziosamente, senza la minima vibrazione. Si sposta la leva del cambio automatico di tipo "americano", cioè privo della gestione sequenziale delle marce, e si scopre un'altra funzionalità originale: le telecamere tengono d'occhio a 360° l'area circostante. Agendo sul display "touch screen" è possibile modificare il punto di vista. E tenere d'occhio per esempio l'immagine laterale. Si tratta di un'opzione davvero utile per parcheggiare senza problemi a pochi millemtri dal marciapiedi o per individuare i "panettoni" che, a causa della sagoma bassa, possono trasformarsi in insidiosi ostacoli alle manovre.
Su strada la Ex37 è una compagna ideale per lunghi (e comodi, nonostante l'abitacolo tutt'altro che gigantesco) viaggi: motore potente ma mai brutale, ottima tenuta di strada, efficace il cambio automatico che in caso di fondo stradale problematico supporta la trazione integrale con il tasto "snow" che garantisce la necessaria dolcezza su strada innevata.
Un efficace biglietto da visita per un brand che ha debuttato «rispettando in pieno le previsioni nonostante la crisi», per dirla con Ado Fassina, ad di Fassina Spa che ne è il distributore esclusivo per l'Italia. Ma per consentire a Infiniti di sviluppare tutte le sue potenzialità sul nostro mercato, guardando oltre la nicchia dei cacciatori di novità a ogni costo, serve un diesel da affiancare all'assetato (neppure troppo, data la cilindrata) 3.7 a benzina. Ma per averlo bisogna aspettare il 2010.
Tony Fassina, fondatore del gruppo, non deve aspettare il boom di Infiniti per brindare: anche in un momento così difficile, le marche "storiche" (oltre a tutti i brand del Lingotto – Maserati esclusa – la sua rete di concessionarie tratta anche Chrysler-Jeep, Jaguar, Renault, Skoda e Volvo) non lesinano le soddisfazioni: «Abbiamo chiuso il 2008 – spiega – con circa 360 milioni di fatturato e un utile netto in crescita del 5 per cento. L'usato è aumentato del 3% a 12mila vetture, mentre il calo del nuovo (-10% a 11mila unità) è stato compensato in valore proprio dalla partenza "spumeggiante" di Infiniti. Siamo soddisfatti anche da un Roe vicino al 17%, valore molto elevato se si guarda alla generalità del mercato».
